Sincronicità e sincrodestino

Vi è mai capitato di avere in mente di fare qualcosa, e all'improvviso ricevere come un segnale dall'alto, uno di quelli che vi fa esclamare che coincidenza! Un po' come quando decidete di dimagrire e, in sala d'attesa dal dottore, sulla pila di insignificanti magazine troneggia l'ultimo libro uscito sulle diete più seguite nel mondo dello spettacolo. Un po' come quando vi succede qualcosa e pensate questa cosa mi è già successa, sembra proprio un dejà-vu!. Insomma, si tratta di quelle occasioni che ci fanno credere nel destino, più che nella casualità: è mai possibile che, per caso, infatti, ci succeda proprio ciò di cui stiamo parlando?
Sarà capitato a tutti voi di ritenere alcune coincidenze troppo assurde per essere una mèra opera del caso. Piuttosto, questi avvenimenti fanno vacillare anche i più scettici, portandoli a pensare che ci sia davvero un filo conduttore che lega gli eventi della vita.

Jung e la sincronicità

Se non credete nel caso, allora siete già sulla strada giusta. Infatti, queste apparenti coincidenze, tali non sono: se non sono casualità, tuttavia, non si può nemmeno parlare di destino. La definizione corretta è sincronicità. In parole povere, essa rappresenta quei casi in cui ciò che vi succede pare essere proprio il tassello mancante nella vostra vita, proprio quello che vi fa pensare che si tratti di una fortunata coincidenza.

Il primo studioso a parlare di sincronicità fu il discepolo di Freud, C.G.Jung, che, per i suoi studi in materia, si avvalse dell'aiuto del fisico Pauli, padre del cosiddetto principio di esclusione di Pauli, che ha rivoluzionato lo studio della fisica atomica. Essendo figlio degli studi del più noto psicanalista al mondo, Jung non poté fare a meno di pensare che questi allineamenti di eventi nella nostra vita si leghino a nientemeno che il nostro inconscio.

Lo scarabeo di Jung e l'illuminazione sul concetto di sincronicità

In particolare, Jung riferisce il primo esempio di riconosciuta sincronicità, avvenuto durante il suo incontro con una paziente, che gli stava raccontando di un sogno riguardante uno scarabeo. Ebbene, proprio in quel momento, sulla finestra del suo studio si posò uno scarabeo dal luccicante colore dorato, esattamente come quello del racconto della donna.

Eccola, dunque, la sincronicità: cose del genere non possono accadere per caso. Secondo Jung, questa era una spiegazione troppo volgare. La sincronicità, per Jung, rappresenta il legame inscindibile tra due avvenimenti, che ne racchiude il profondo significato all'interno del torrente di eventi delle nostre vite.

Le coincidenze

Secondo Jung, e secondo tutti i teorici della sincronicità, quindi, le coincidenze, come mere connessioni non spiegabili con una semplice correlazione di causa-effetto, non esistono. Quelle che appaiono come coincidenze, sono solamente intime connessioni tra l'inconscio di ciascuno di noi e l'ambiente esterno. Jung definisce dunque la sincronicità come la simultaneità di due avvenimenti vincolati dal senso, ma in maniera casuale. In altre parole, il legame tra gli avvenimenti non si può oggettivamente spiegare, ma assume un senso solo se letto con gli occhi del soggetto.

Facciamo un esempio: state camminando per strada e, per qualche ragione, ripensate a un'interrogazione di geografia in cui non vi ricordavate la capitale della Colombia. Pochi secondi dopo, passando di fronte a un'agenzia di viaggi, leggete la sponsorizzazione di una vacanza-studio a Bogotà. Ecco qual era la capitale! Ce l'avevate sulla punta della lingua. Ecco, ora: la concatenazione degli eventi che legano il vostro filo di pensieri alla coincidenza del poster, è comprensibile solo a voi, perché solo voi stavate pensando quelle cose, in quell'esatto momento.

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E tuttavia, non si tratta di una coincidenza, ma della manifestazione di sincronicità. L'aspetto poetico di tutto ciò è la connessione intima e personale di voi stessi con ciò che vi circonda, in un significato privato, nascosto, accessibile solo a voi. Ciò accade, generalmente, quando meno ce lo aspettiamo, e, alle volte, può rappresentare la giusta svolta per le nostre vite: per questo è utile essere sempre sull'attenti, per riconoscere gli avvenimenti sincronici. Solo così è possibile notare le sincronicità.

Il significato della sincronicità degli eventi

Mi rendo conto che quella della sincronicità sia una delle teorie più difficili da dimostrare nei fatti, proprio perché legata strettamente alla nostra intimità di pensiero. Tuttavia, vi basti pensare sempre che la realtà non è mai sperimentata dal soggetto in maniera oggettiva, ma, per l'appunto, soggettiva.

Insomma, è semplice: ciò che per me è rosso, per un daltonico può essere di un altro colore. Ciò che per me ha un odore o un sapore gradevole, è disgustoso per altri. In questo senso, è molto più facile capire che cosa intenda Jung con sincronicità: si tratta della connessione personale tra un fatto interiore ed uno esteriore.

Lui stesso aveva tuttavia già formulato la teoria dell'inconscio collettivo, per dimostrare quanto la vita quotidiana sia condizionata dall'inconscio delle persone. Infatti, secondo Jung, esistono degli archetipi, cioè dei concetti interiorizzati nei secoli comuni ai popoli, che permettono un'interpretazione comune di molti eventi.

Gli eventi sincronici non sono mai casuali, e anzi, si verificano sempre in momenti importanti della nostra vita,perché siamo noi stessi a generarli:non sappiamo come e perché, non sappiamo da dove ci provengano quegli impulsi energetici che con precisione millimetrica ci arrivano perfettamente calibrati nella nostra realtà, nella nostra vita, manifestando l'evento in quel preciso momento nel quale assume piena rilevanza, provocando una reazione, una sinergia attiva con effetti e conseguenze importanti e decisive. Non lo sappiamo ma sappiamo che alla fin fine, anche se per effetto di una misteriosa energia, siamo proprio noi a provocarle queste coincidenze, necessitandone in quel preciso momento. E' per questo che dobbiamo essere sempre il più ricettivi possibile, per evitare di perdere occasioni importanti.

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Sincronicità in amore: la legge di attrazione

Probabilmente, già quando ho parlato di destino, molti di voi hanno pensato all'amore. Del resto, quante narrazioni, nella cinematografia e nella letteratura, ci hanno venduto il tanto amato cliché degli amanti destinati a stare insieme, a scapito delle loro sventure? Ebbene, la sincronicità esiste anche in amore. Questo vuol dire che no, i nostri incontri, positivi o negativi che siano, non sono mai casuali. Gli stessi eventi sincronici possono chiarificarci la via da seguire anche in amore.

La sincronicità in amore può riguardare noi stessi, o la nostra relazione con altri. In questo primo caso, si parla più di un percorso di crescita personale. L'amore verso se stessi è spesso molto più difficile da imparare rispetto a quello verso terzi, ed è ciò che ci fa maturare e diventare persone più sagge, migliori. Come puoi amare un altro se non ami prima te stesso? è una citazione che è stata abusata nel corso degli anni.

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Un esempio di sincronicità in amore per se stessi? Immaginate di aver avuto una giornata no al lavoro, o di aver fallito un esame. La vostra autostima è in frantumi. Ma, dal nulla, una persona inaspettata vi fa un complimento, un complimento che vi gonfia d'orgoglio, vi prende per le braccia e vi solleva da terra. Ecco una sincronicità che la vita vi serve su un piatto d'argento per aiutarvi a ripartire.

Sincronicità con una persona

La sincronicità in amore esiste anche, ovviamente, tra persone diverse. Vi è mai capitato di incontrare qualcuno per caso e scoprire che sembra la persona perfetta per voi? Che c'è subito passione, attrazione, voglia di conoscervi meglio? Magari la risposta è no, e ciò in qualche modo vi intristisce, ma, anche qui, pensate al cliché hollywoodiano. La ragazza sbadata fa cadere i libri accanto al bel palestrato che, come per un colpo di fulmine, se ne innamora.

Anche questo è un concetto che ci piace molto, la casualità e il destino che spingono insieme i due amanti. In realtà, anche in situazioni più realistiche, a spingere insistentemente due persone nella stessa direzione non è il caso né il destino, ma la sincronicità. Se la vita vuole così tanto che conosciamo qualcuno, è perché quel qualcuno ci darà qualcosa, anche un'opportunità di crescere, di conoscere noi stessi.

Per questo, per coincidenza (come la chiamavate prima di leggere questo contenuto), conosciamo qualcuno che poi, dal nulla, acquisisce un'importanza enorme per noi. Oppure, quando lo incontriamo, ci sembra di conoscerlo già da anni, di non aver aspettato altro che quella persona. Ciò che noi chiamiamo destino, non sono altro che messaggi per noi, che non aspettano altro che essere colti. Ovviamente, non necessariamente ogni volta verremo sospinti verso quelle persone che ci rendono felici. Spesso anche chi ci fa male è assolutamente necessario nel nostro percorso evolutivo personale, anzi, forse ancora di più di chi ci fa bene.

Solo così raggiungeremo la maturità necessaria a riconoscere la nostra anima gemella, quella persona che fa veramente al caso nostro. Questo si ricollega alla sincronicità come scrigno che ci porta un messaggio importante per la nostra vita.

Il Sincrodestino

In conclusione, con il termine sincrodestino identifichiamo un concatenarsi di eventi che scaturiscono dal nostro inconscio e dai nostri desideri, legandoci in maniera soggettiva ma indissolubile agli eventi e alle persone della nostra vita. La sincronicità non è altro che il manifestarsi di eventi comprensibili solo a chi li sperimenta, e spesso viene confusa con la coincidenza. Questo accade perché il nostro cervello è tendenzialmente orientato ad interpretare la realtà secondo gli schemi logici che caratterizzano le correlazioni di causa ed effetto.

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Tutto ciò che non è spiegabile con la causalità, ricade, per il nostro cervello, nella casualità, in ciò che volgarmente ed erroneamente si definisce coincidenza. Come ci spiega sempre Jung, gli eventi sincronici si manifestano tramite il legame tra l'inconscio del soggetto, l'ambiente che lo circonda, e l'inconscio collettivo, che abbiamo detto contenere quegli archetipi, quelle conoscenze comuni a tutti i popoli della stirpe umana: una sorta di lente primordiale che ci permette di vedere il mondo similmente, per quanto con sfumature personali.

Se tutto è connesso da un filo conduttore che nasce dalla nostra mente, dunque, nulla di ciò che ci accade è casuale. Ciò non è spiegabile con formule e grafici, sebbene anche la fisica moderna, con l'aiuto del capostipite Heisenberg e del suo principio di indeterminazione, abbia accettato che non tutto è assolutamente e certamente prevedibile con scarni calcoli; a volte, resta una nube di mistero che raccoglie quel pizzico di magia che anima l'universo, rendendolo più di una semplice macchina. Conviene affinare le nostre percezioni per capirlo, e per capire i significati reconditi nascosti dietro a ciò che ci succede. Solo così sarà possibile davvero vivere una vita significativa, e seguire un percorso di crescita che ci porti ad essere persone migliori.